Esistono principalmente due tipi di radiofrequenza: quella lesiva, continua, e la neuromodulazione con radiofrequenza pulsata.
RADIOFREQUENZA CONTINUA AD ALTE TEMPERATURE
Funziona come pensate funzioni. Funziona come un bisturi: distrugge i tessuti dove viene applicata. Sui tumori demolisce i tumori, sui nervi demolisce i nervi provocando un interruzione dell’impulso. Si può applicare solo su nervi sensitivi che trasmettono il dolore, pena la perdita della funzionalità dei muscoli che il nervo misto (sensitivo-motorio) si trova a innervare. A meno che non ci servano più quei muscoli o che non decidiamo (informando il paziente) di sacrificarli. Per esempio applichiamo la radiofrequenza lesiva sulla branche mediali delle radici posteriori dei nervi spinali che vanno a innervare le articolazioni della colonna; cosi otteniamo la desebilizazione delle articolazioni della colonna vertebrale. Ma applichiamo spesso la radiofrequenza lesiva sul nervo sovrascapolare della spalla, anche se siamo consapevoli che così sacrifichiamo l’ampiezza dei movimenti della spalla. Non lo fareste mai su una professionista che suona il clarinetto in orchestra (io non l’ho fatto) ma lo fareste al paziente novantenne che non alza la spalla che fa male oltre i 90° da vent’anni (io l’ho fatto). Perché l’interruzione del dolore nocicettivo è più efficace con la radiofrequenza lesiva che non con la pulsata.
RADIOFREQUENZA PULSATA A BASSE TEMPERATURE (massino di 42°C, anche se ci sono generatori oggi che possono ledere con la radiofrequenza pulsata alzando la temperatura): funziona meglio sul dolore neuropatico. Si applica di norma su nervi misti, sensitivi e motori, come per esempio nella neuromodulazione delle radici anteriori spinali in caso di Radicolopatia (semplifichiamo con l’esempio della sciatica). Nessuno vorrebbe perdere la funzionalità di un arto provocando una lesione di una radice nervosa. Se si lede la L4 (per esempio) il paziente non può più usare il quadricipite femorale e stare in piedi. E poi la sciatica è un dolore neuropatico, perché ledere un nervo? Oggi scopriamo sempre di più su come funziona la radiofrequenza pulsata. Esatto: sappiamo che funziona perché la usiamo dal 1995 circa, oggi si scopre il come. Di recente (per i più curiosi e gli addetti ai lavori) è uscita una review su Pain Physician 2021; 24:525-532, un altro passo avanti della conoscenza.
Un ringraziamento informale ad Alessandro che rende possibile l’applicazione della radiofrequenza e la nostra crescita in questa materia da parecchi anni.
Il paziente durante la visita viene adeguatamente informato sulle possibilità che offre radiofrequenza e sulle probabilità di risolvere il suo problema di dolore. Questa tecnica spesso non “guarisce” come non si può guarire in genere dalle malattie croniche degenerative (come ad esempio la ipertensione o il diabete) ma permette di vivere senza dolore o con un dolore di gran lunga inferiore. Porta un grande beneficio sulla qualità di vita. Il dolore cronico rappresenta secondo un famoso studio dell’OMS la prima causa degli “anni vissuti con disabilità”.
Controindicazioni
Non esistono generalmente pazienti che non possono essere trattati con la radiofrequenza! L’unica controindicazione assoluta è l’infezione della cute nella sede di applicazione. Per alcune procedure sulla colonna vertebrale gli anticoagulanti orali (Coumadin e nuovi anticoagulanti orali), e alcuni antiaggreganti vengono sospesi temporaneamente e sostituiti dalle eparine a basso peso molecolare (“punture sulla pancia”). L’età, il peso o le altre malattie che il paziente ha, rappresentano più spesso l’indicazione di procedere con la radiofrequenza e di evitare interventi chirurgici invasivi.
Come si applica
La procedura si esegue in anestesia locale, effettuata iniettando lidocaina con un ago sottile, quello che usano tuti i giorni i pazienti diabetici per iniettarsi l’insulina. Attraverso un accesso venoso, quando necessario o quando richiesto dal paziente si usano anche farmaci che tolgono l’ansia nel giro di pochi secondi. Il paziente rimane sempre sveglio ma tranquillo. Ci teniamo affinché la procedura non sia vissuta in modo traumatico.
Nel il punto anestetizzato introduciamo l’ago della radiofrequenza che è comunque sottile, quasi come quello che comunemente si trova montato sulle siringhe che compriamo in farmacia. L’ago per radiofrequenza come si vede nella immagine ha due vie, una che porta in punta la radiofrequenza ed una che ci permette in qualsiasi istante si renda necessario, di iniettare ancora dell’anestetico locale. Quando si esegue la neurolisi ad alte temperature, viene sempre iniettato preventivamente dell’anestesia locale. Questa precauzione non è invece necessaria per la neuromodulazione, che si effettua alla temperatura del corpo.
Il corretto posizionamento dell’ago si effettua con l’aiuto della radiografia o dell’ecografia, a seconda del caso.
Fine della procedura e dimissione del paziente
Alla fine della procura si applicano sul punto di ingresso dell’ago delle piccole medicazioni pronte (cerotti) che possono essere rimosse dal paziente il giorno successivo.
Il paziente torna in reparto e una volta confermato il suo buono stato fisico viene dimesso. Di solito anche le procedure più complicate si eseguono in regine di ricovero giornaliero.
La visita di controllo si fissa a distanza di 3-4 settimane. A volte il beneficio della radiofrequenza è immediato, altre volte servono fino a tre o più settimane affinché il dolore cronico regredisca.
Da sapere inoltre:
La radiofrequenza è sicura, sono rare le complicanze. Come in ogni circostanza della vita, è meglio affidarsi a professionisti. Il Dott Panagiotakos esegue più di 300 interventi all’anno, complessivamente ha trattato nella sua carriera più di 10000 nervi con la radiofrequenza. Ogni minima disattenzione, ogni minima complicanza diventa importante con questi numeri. Significa la fine di una carriera professionale.